Da Normann a Gonnesa (D-512)
Il sentiero
Informazioni utili
Descrizione tappe (roadbook)
Il percorso parte dal suggestivo Villaggio Normann, insediamento abitativo in passato riservato ai dirigenti e ai quadri della miniera di San Giovanni. Passando sul retro del vecchio spaccio-dopolavoro, si supera la catena e si percorre un breve tratto di strada fino all’intersezione con il sentiero 514, dove è possibile visitare i ruderi delle antiche scuderie dei cavalli e dei muli da lavoro, “locomotive a quattro zampe” fino a metà del ventesimo secolo.
Proseguendo il percorso originario, si svolta a destra per imbucare una breve salita, coperta dal bosco, che ci condurrà al carreggio a quota 190 mslm. Percorrendolo per alcune decine di metri in direzione sud-ovest, si raggiunge una diramazione che affronta decisamente il monte San Giovanni: qui comincia un’ascesa attraverso il bosco di lecci e corbezzoli che poi si apre sulle falesie calcaree, ricche di testimonianze di un’attività plurisecolare: gallerie, cisterne, manufatti per la distribuzione dell’acqua e per il trasporto del minerale.
Il paesaggio ormai spazia sulla valle circostante e sulle vicine miniere di Monte Agruxiau e di Monteponi. All’orizzonte si delineano le catene montuose del Marganai e Linas. Il sentiero prosegue lungo la parete senza diventare mai particolarmente esposto - le pendenze sono mitigate da una serie di tornanti che conducono fino a quota 330 dove c’è la possibilità di chiudere ad anello l'escursione attraverso la variante 511/A che collega al 511, dal quale si può riscendere a Normann, oppure (sempre mantenendosi sul 511) proseguire verso Punta la Torre.
Proseguiamo lungo il 512 continuando a salire in direzione Ovest lungo la vecchia recinzione mineraria, fino a raggiungere l’altopiano di Is Ollastus, dove i segni dell’attività mineraria sono ancora più evidenti. Fa riflettere come questi cantieri venissero raggiunti quotidianamente dai minatori attraverso queste ripide mulattiere prima e dopo una dura giornata lavorativa. Nel tempo i carreggi e le teleferiche per il trasporto esterno dei minerali vennero sostituiti con le strutture sotterranee dei “fornelli“, pozzi e silos minerari, entro i quali veniva scaricato il minerale, così da poter essere recuperato direttamente al livello delle gallerie di servizio che lo trasportavano agli impianti di trattamento esterni. Chi volesse arrampicarsi fino alla punta Is Ollastus [NB: lungo un percorso che non è parte della Rete] potrebbe vedere, oltre a un fantastico panorama a 360°, uno scavo a cono rovescio, realizzato per l’estrazione a cielo aperto, poi trasformato in un fornello di scarico del minerale.
Proseguendo il nostro percorso aggira la punta seguendo la curva di livello in direzione ovest e affacciandsi sull’altopiano del monte San Giovanni, dove si apre il paesaggio aspro della macchia mediterranea degradata dalle attività umane, ma anche l'azzurro mare del Sulcis con le sue isole. Siamo ormai giunti all'altopiano Is Ollastus, dove tramite la brevissima variante di Is Ollastus (512/B) ci si può raccordare al sentiero 511. Il nostro sentiero (512) prosegue invece su una serie di antichi stradelli minerari verso Is Guardianus. Come sempre, ma in particolare in questa zona, è importante seguire la traccia verificando che il numero sui cartelli e sui segnavia sia quello del sentiero di vostro interesse, perché questa rete, caratteristica del parco tematico, si incrocia spesso con altri sentieri e si dirama in numerose varianti ed opzioni segnate e non.
Raggiunto il valico di Is Guardianus, intersechiamo il termine del sentiero 514, proseguiamo verso valle fino a raggiungere il villaggio di Seddas Moddizzis, noto anche con il nome di Villaggio Asproni (dal nome del famoso ingegnere minerario che lo fondò e lo diresse fino alla morte). Lasciamo il villaggio dirigendoci a est: siamo ormai nel cuore di Sa Seddas de is fossas (letteralmente "la sella delle fosse") una zona conosciuta fin dal medioevo, ma quasi certamente utilizzata anche in precedenza, per la ricchezza dei giacimenti delle galene argentifere, che si estraevano appunto tramite le fosse, antiche miniere più o meno superficiali che seguivano il filone mineralizzato con metodi di estrazione molto rudimentali.
SI RACCOMANDA ATTENZIONE: la zona è disseminata di queste fosse e, per questo motivo, non è consigliabile avventurarsi fuori dai sentieri tracciati.
Nel percorrere lo stradello si noterà una costruzione particolare, che emerge dalla vegetazione: è una sorta di castello medievale, con tanto di merlature e torre circolare. In realtà si tratta di un bellissimo pozzo di estrazione mineraria, realizzato nella seconda metà dell’800, con questo particolare stile architettonico. Il suo nome minerario è Pozzo Santa Barbara, ma è comunemente conosciuto come “Sa macchina beccia” (la macchina vecchia, riferendosi agli argani alimentati da una macchina a vapore) oppure anche “Castello di San Giorgio” (dal nome della località e della miniera a cui era connesso). Il luogo merita certamente una visita. Il paesaggio mostra i segni, nel bene e nel male, di una intensa attività antropica, che ha pesato su questo monte per secoli.
Il percorso prosegue su una agevole strada sterrata per 5 Km sino al villaggio abbandonato di Monte Onixeddu, un suggestivo villaggio fantasma, immerso nella natura che, dopo anni di incuria, sta riconquistando lo spazio strappatogli dall’uomo. La strada continua verso valle fino al paese di Gonnesa, che viene raggiunto dopo ulteriori 2 chilometri.
Dati catastali e altimetrici
Galleria fotografica
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