Il Territorio di Orroli
Terra di nuraghi e di laghi, paese museo e paese della lunga vita, Orroli fa parte del Sarcidano, area geografica interna della Sardegna al confine con il Gerrei.
Descrizione (dal sito del Comune)
Il toponimo Orroli, sembra derivare dalla voce sarda “Arrolli”, dal latino robur-oris che significa rovere. Secondo gli studiosi, il toponimo fa dunque riferimento ai numerosi alberi di quercia (specialmente roverelle) che circondano la zona. Le origini dell’insediamento vanno rintracciate nel periodo nuragico, come dimostrano le testimonianze archeologiche. Nel VI secolo a.C. subì la dominazione cartaginese e romana, durante il medioevo fece parte della curatoria di Siurgus e, in seguito, dei possedimenti aragonesi. Nel 1604 passò sotto il dominio del ducato di Mandas. La storia del paese è ampiamente documentata dai rinvenimenti archeologici di età nuragica e dalle testimonianze architettoniche costituite dalle numerose chiese.
Il centro storico del paese è antico e suggestivo: le case in pietra si inseriscono in vie corte e strette , pavimentate con lastroni di arenaria e ciottolati. L’abitato ospita storiche abitazioni padronali ben conservate: la Omu axiu, della famiglia Vargiu oggi adibita a museo-ristorante-albergo., la Casa Carrus e la Casa Sirigu, acquisite recentemente dal comune e adibite a laboratori artigianali, la casa Schirru, l’ottocentesca villa della famiglia Anedda e quella dei cavalieri Demuro e la villa di Beniamino Anedda. Di rilevante interesse inoltre è il caratteristico S’arcu de S’’impiccu”, utilizzato in passato per le pubbliche esecuzioni e attualmente portale di un’abitazione privata.
La Storia
Secondo la tradizione, Orroli è stato fondato nel XII secolo circa da una famiglia di porcari provenienti dall’Iglesiente che costruì la propria dimora nella zona più alta del paese, attualmente denominata “San Nicola”. Gli abitanti del piccolo villaggio, per sfuggire a un’epidemia di peste che stava decimando la popolazione, avrebbero invocato San Nicola affinché gli facesse la grazia della salvezza e gli avrebbero dedicato la chiesa omonima.
Nonostante ciò che tramanda la tradizione, le origini del paese vanno ricercate in tempi ben più remoti: le testimonianze archeologiche infatti dimostrano insediamenti umani nel territorio orrolese fin dal neolitico, 2600 a. C.: Domus de Janas, antiche necropoli, circa trenta nuraghi sparsi nel territorio del paese. Alle ultime fasi del neolitico si sovrappone gradualmente l’età dei nuraghi, 1500-238 a. C.: ne sono testimonianza circa trenta nuraghi che presentano sia formule architettoniche semplici (come ad esempio il nuraghe San Nicola, all’interno del centro abitato) sia formule più complesse come il pentalobato Nuraghe Arrubiu. A poca distanza dal Nuraghe Arrubiu è stato rinvenuto inoltre il villaggio nuragico Su Putzu, composto da un centinaio di capanne che attorniano un tempio a pozzo, esattamente Su Putzu.
La civiltà nuragica venne poi messa in crisi dalle invasioni fenice, cartaginesi e non ultime, romane: nel territorio sono state infatti rinvenute testimonianze di insediamento fenicio-cartaginesi e romane, che popolarono anche zone del territorio prima non abitate.
Come nel resto della Sardegna, è lecito supporre che anche il territorio orrolese abbia assistito all’introduzione della religione cristiana nel II-III secolo a. C. a seguito delle deportazioni dei condannati dall’impero romano; non ci sono testimonianze precise sull’introduzione del culto a Orroli ma la toponomastica del territorio mostra diverse zone dedicate a santi cristiani: località San Marco, Santo Stefano, Santa Susanna, San Nicola.
Il periodo medievale riscontra un abbandono degli insediamenti rurali e la creazione di stanziamenti urbani: è possibile che Orroli di cui parla la tradizione, sia proprio il risultato di questo spopolamenti rurale a favore di un insediamento urbano nella zona più alta del paese, detta San Nicola. La configurazione originaria del tracciato urbanistico mette in evidenza un centro urbano, Orroli costituito da diversi nuclei distinti per localizzazione territoriale, per usi e costumi.
Intorno al X secolo Orroli apparteneva al giudicato Cagliari e alla curatoria di Siurgus, a seguito della caduta del giudicato di Cagliari sotto il dominio dei Pisani, anche la curatoria di cui Orroli vide la comparsa di insediamenti pisani nei suoi territori: a Orroli, i pisani si stabilirono quasi certamente di fronte alle attuali scuole elementari, in un territorio allora disabitato e denominato poi Su xinau de is pisanus.
Nel 1324 gli aragonesi conquistarono la Sardegna e introdussero un nuovo ordinamento politico, economico, sociale: il feudalesimo; nel 1332 la villa di Orroli venne concessa in feudo dal re Alfonso IV d’Aragona a Goffredo Gilaberto Cruilles, insieme alle ville di Goni, Gesturi e Sanluri. Successivamente all’estinzione della famiglia Cruilles, Orroli venne data in feudo, insieme a Mandas, Gergei, Nurri, Serri, ecc a Giovanni Carroz, nel 1355. Successivamente, Orroli passò da un feudatario all’altro fino a quando, nel 1604 Orroli entra a far parte del Ducato di Mandas, sotto la famiglia dei Tellez Giron.
Nel 1720, a coclusione della guerra di successione spagnola, la Sardegna passò sotto il dominio sabaudo: non ci sono testimonianze di come il paese reagì a tale passaggio, ma si pensa che a Orroli, come negli altri centri rurali e interni dell’isola i cambiamenti siano stati bene pochi: il periodo medievale aveva ormai favorito un organizzazione economica e sociale stratificata: da un lato i ceti privilegiati, nobili e cavalieri anche se in numero molto esiguo, e dall’altra la maggioranza della popolazione. Accanto a nobili e cavalieri, si trovavano poi gli ecclesiastici, anch’essi beneficiari di privilegi. Nel 1710 venne conferito il cavalierato a Giovanni Agostino de Muro.
Nel periodo che va dal 1720 al 1848, il territorio vide gli scontri tra Orrolesi e Mandaresi per il controllo delle terre denominate Cea-Mulargia: il noto combattimento Su xert’e cea, vede gli esigui pastori e agricoltori orrolesi vincere contro gli armati mandaresi con la sola forza delle uniche armi che avevano a disposizione: pale e bastoni utilizzati per il lavoro nei campi.
Altre contestazioni territoriali videro protagonisti i territori di Minda, contesi con il paese di Escalaplano dal 1750 al 1848, e la zona di Pran’e Muru contesa con il paese di Nurri, questi ultimi scontri si conclusero nel 1841.
Nel 1836, il re Carlo Alberto di Savoia abolisce il feudalesimo, Orroli passò alla provincia di Cagliari, circondario di Lanusei.[3]
Nei periodi successivi, come è normale che sia, la storia del paese si interseca con la ben nota storia nazionale e internazionale.
Durante la prima guerra mondiale, nonostante i combattimenti non arrivarono alle porte del paese, gli abitanti subirono la guerra mandando al fronte i loro uomini, molti di essi non tornarono, vennero dichiarati dispersi o caddero in battagli; i superstiti furono dichiarati Cavalieri di Vittorio Veneto e decorati al valori militare.
il secondo conflitto mondiale, oltre a portare gli uomini orrolesi a combattere, portò un altro fenomeno degno di nota: Orroli ospitò gli sfollati che venivano a rifugiarsi nelle zone dell’interno dalla città di Cagliari, per sfuggire ai bombardamenti.
Le testimonianze riguardo la cospicua presenza di sfollati nel territorio Orrolese, è facilmente reperibile dai documenti d’archivio riguardanti il periodo 1943-1945: troviamo infatti liste riguardanti pane e sussidi vari che il comune diede agli sfollati bisognosi, mese per mese, in cui vengono riportati i nomi e cognomi degli sfollati cagliaritani e atti di pagamento di lavoro straordinario per "l'emergenza sfollati" ai dipendenti. Il numero di sfollati viene approssimativamente indicato in 1400. Altrove, in un documento riguardante l'assunzione di uno sfollato come impiegato comunale straordinario, il numero viene indicato in 1600.
Il nuraghe Arrubiu
La testimonianza più preziosa dell’origine nuragica del paese è il Nuraghe Arrubiu, il più imponente complesso monumentale megalitico fra tutti quelli presenti nell'Isola e fra i più importanti di tutto l'occidente europeo. Oggi il Nuraghe Arrubiu, malgrado la ricerca archeologica sia ancora in corso, è divenuto un importante polo di attrazione turistica, dotato delle più moderne infrastrutture ricettive e didattiche gestite a tempo pieno tutto l'anno da una società giovanile (Is Janas a.r.l.) e costituisce un raro esempio di corretta fruizione di un bene culturale del territorio circostante.
È una delle più importanti testimonianze della Preistoria sarda è l'unico esempio di nuraghe pentalobato, originariamente sormontato da una torre alta circa 30 metri.
Il Gigante rosso domina l’altopiano di Su Pranu.
I laghi
Il paese ospita due laghi artificiali, quello del medio Flumendosa e il Mulargia,
creati dalla costruzione di dighe sul Medio Flumendosa.
Le dighe sono state costruite negli anni Cinquanta e inaugurate dall’allora presidente della Repubblica G. Gronchi.
Il parco Su Motti
Il parco Su Motti, che sovrasta l’intero paese ed è racchiuso da un naturale anfiteatro basaltico, è ricco di rovereti e caratterizzato da massi erratici nei quali sono scavate delle domus de janas. Ricoperto in prevalenza da lecci e roverelle, molte delle quali secolari, il territorio del parco è caratterizzato da grossi massi erratici di basalto compatto e poroso di natura vulcanica. Il parco si sviluppa lungo un pendio nel quale si succedono avvallamenti ai quali fa da cornice una lussureggiante vegetazione. Dall'alto del monte "Pitziogu" partono lunghi strapiombi rocciosi di intenso color ruggine dal quale ne deriva il nome de Sa Carona Arrubia, che, precipitando a valle, contribuiscono a rendere suggestivo il paesaggio circostante. Dall'alto dello stesso monte, e dal belvedere lungo il quale si sviluppa il percorso ambientale, è possibile ammirare tutto il territorio del parco.
Il territorio orrolese ospita anche un’area protetta: Oasi faunistica nuraghe Arrubiu, estesa per 218 ettari e diversificata per l’assetto faunistico e vegetazionale dove predominano i colori e i profumi della macchia mediterranea. Luogo ideale per la nidificazione di numerose specie di avifauna, luogo di sosta per la migratoria e stazione di inanellamento, inserita nel circuito delle altre stazioni italiane e europee.
Nel paese sono presenti numerose attività recettive e quali bed and breakfast e ristoranti hotel costruiti secondo l’antica tradizione dei rifugi dei pastori, nel pieno rispetto dell’ambiente.