ATTENZIONE: Tracciato e segnaletica in fase di verifica. PERCORSO IN PRE-ACCATASTAMENTO
Fattori di rischio cui prestare attenzione
Il percorso non attraversa aree di proprietà IGEA (*). Attraversa invece la Concessione mineraria di Malfidano e costeggia strutture minerarie quali: gallerie, fornelli, scavi e discariche minerarie.
Gli elementi di pericolo che si trovano nelle aree al di fuori del percorso sono dati dalle discariche minerarie, dalle stesse gallerie, dai fornelli e dagli scavi di pertinenza mineraria. I fattori di rischio legati alle stesse strutture sono: crollo materiale, caduta all’interno dei fornelli o degli scavi, e ingestione o contatto dermico con i materiali che costituiscono le discariche minerarie.
Norme comportamentali da rispettare:
- non allontanarsi dal percorso tracciato
- lungo il percorso, non forzare o manomettere i sistemi di delimitazione e chiusura delle strutture minerarie ubicate in prossimità,
- rispettare la segnaletica specifica di sicurezza delle strutture minerarie
- non avvicinarsi e/o accedere nelle strutture minerarie aperte.
(*) In seguito alla liquidazione dell’Ente Minerario Sardo, come disposto dalla Legge Regionale 33/1998, IGEA è stata individuata quale soggetto giuridico operante nell’attività di messa in sicurezza, il ripristino ambientale e la bonifica di aree minerarie dismesse e/o in via di dismissione, agendo nell’ambito dei piani e delle linee di indirizzo provenienti dal suo unico azionista, la Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato Industria).
La commemorazione delle quattro donne che trovarono la morte in miniera il 18 marzo 1913
Erano appena passate le 7 di una fredda mattina di fine inverno, quando un gruppo di nove giovani cernitrici, si apprestava alla selezione di una grande quantità di materiale proveniente dalla miniera di Malfidano. Con loro, a svolgere la dura mansione di selezione delle pietre, ricche di ossidi di piombo e zinco, sempre sotto stretta sorveglianza del caporale della miniera Eugenio Berutto, anche tre uomini. Sotto quelle grandi tramogge, costituite da enormi tavole di legno rivestite di lamiera e dove era ubicato il banco da lavoro per la cernita del minerale, un sopportabile cigolio non faceva presagire la tragedia, che da lì a poco sarebbe accaduta.
All’improvviso, infatti, una delle grandi tramogge si ruppe e con quel grande cumulo di pietre estratte dalla montagna calcarea sovrastante, finì sul lungo tavolo da lavoro, posto nella parte sottostante, dove si trovavano le giovani operaie. Era il 18 marzo 1913. Sepolte dal materiale morirono Anna Pinna, di anni 23, Laurina Lussana di anni 19, Maria Angela Saiu, di 35 anni e Anna Murgia, di anni 15. Le cernitrici Assunta Algisi, di anni 18, Mariangela Zoccheddu, di anni 33 e l’operaio quattordicenne Luigi Caddeo, invece, seppur in maniera grave rimasero solamente feriti. Scamparono però alla morte. Per onorare il sacrificio delle quattro donne, che lavoravano in quel piccolo impianto minerario di Genn’Arenas, sopra l’attuale abitato di Buggerru e soprattutto, in cambio di una misera paga giornaliera di 80 centesimi, l’ex Ente foreste della Sardegna ha realizzato cinque anni fa, in collaborazione con il comune di Buggerru, il Cammino delle Cernitrici.
di Federico Matta (Continua a leggere https://sulcisiglesienteoggi.com/buggerru-il-sacrificio-delle-cernitrici-di-gennarenas/)