Il tempio di Domu 'e Urxia (o Domu de Orgia) è un importante sito archeologico nuragico situato in territorio di Esterzili. Punto di arrivo del sentiero C 552 e partenza del C 554.
Il tempio, situato a quasi 1000 metri di altitudine, è del tipo a megaron ed è il più grande di questa tipologia fra quelli presenti nell'isola. Racchiuso in un recinto sacro di forma ellittica, l'edificio è costruito con blocchi di scisto. Il tempio ha una pianta rettangolare di circa 10x20 metri e si compone di due camere precedute da un vestibolo in antis.
Gli scavi, che hanno riportato alla luce diversi bronzetti, hanno permesso di datare il complesso alla seconda metà del II millennio a.C. con frequentazioni fino all'epoca romana.
Approfondimenti
L'edificio di Domu 'e Urxìa è collocato a quota 978 metri sul livello del mare, in prossimità di una vecchia pista per il bestiame in transumanza, all'incrocio del tratturo verso il salto di Cuccurueddi, in una zona di alti pascoli apprezzati dai pastori e caratterizzati dall'intenso profumo di timo (armidda). Non lontano dalla costruzione, sulla giogaia e sulle pendici del Monte Santa Vittoria, su un'area di alcuni ettari ci sono inoltre le rovine di un notevole villaggio nuragico di capanne a pianta circolare, comprese entro uno spazio in parte racchiuso da mura ciclopiche, un nuraghe, un curioso recinto megalitico , un pozzo sacro nella fonte di Monti 'e Nuxi, famoso per le sue acque freschissime. La zona era pertanto abitata dai Nuragici fin dalla più remota antichità e già frequentata tra il secondo e il primo millennio avanti Cristo. Il tempio rettangolare ha la pianta a forma di rettangolo allungato ed è costruito con enormi massi di pietra di schisto cristallino grigiastro, detto nella parlata locale 'perda zippòrra', forse perchè si tratta dello stesso materiale un tempo adoperato per cippi onorari e funerari, oltre che per la copertura di ponticelli e di abitacoli rustici.
Urxia era, secondo alcune leggende, il nome di una fata cattiva legata a una nota favola sarda (sa musca macedda).