Il termine o toponimo “dispensa”, che così di frequente si ritrova nello scorrere le carte geografiche e topografiche dell’Isola, sta ad indicare il sito in corrispondenza del quale sorgeva – ed in alcuni casi se ne individuano ancora i ruderi – la costruzione in muratura centro dell’attività forestale, e tappa obbligata del trasporto a dorso di mulo o di cavallo, ove veniva concentrato il carbone vegetale prima di lasciare la foresta su carri trainati da buoi o, in qualche caso, su piccoli convogli ferroviari.
Il nome proprio che si accompagna talvolta al sostantivo indica invece il nome degli industriali boschivi che procedettero alle utilizzazioni forestali. L’attività interna delle imprese era semplice ma funzionale. Ogni impresa era costituita da un certo numero di compagnie di carbonai (con 2-6 operai) che dipendevano direttamente dall’impresario. Vi era il “capomacchina”, che dirigeva i lavori, il “capo imposto” che sovraintendeva all’ammasso del carbone a alla contabilità, il ”dispendiere” che provvedeva a viveri e alla dispensa. I ruderi delle vecchie dispense, fabbricati presso cui venivano concentrati la legna ed il carbone prima del trasporto per i luoghi di smercio, sono la testimonianza dell’intensa attività di taglio svoltasi nelle foreste della Sardegna tra la fine del secolo scorso e i primi decenni del ’900.