La macchia mediterranea
La macchia mediterranea è una formazione vegetale caratteristica delle aree con clima di tipo mediterraneo. Essa è formata da arbusti ed alberelli che non superano i 5 metri di altezza. La macchia rappresenta generalmente una forma di degradazione delle foreste. In base all’altezza di questa formazione ed alle specie che la compongono si distinguono diversi tipi di macchia.
In Sardegna essa occupa vaste aree ed è costituita principalmente da specie come: il corbezzolo, l’erica, il lentisco, la fillirea a foglie larghe, la fillirea a foglie strette, la ginestra spinosa, l’alaterno, l’euforbia arborea, etc. La macchia rappresenta un’importante habitat per numerose specie animali.
Dispense e attività dei carbonai
Il termine o toponimo “dispensa”, che così di frequente si ritrova nello scorrere le carte geografiche e topografiche dell’Isola, sta ad indicare il sito in corrispondenza del quale sorgeva – ed in alcuni casi se ne individuano ancora i ruderi – la costruzione in muratura centro dell’attività forestale, e tappa obbligata del trasporto a dorso di mulo o di cavallo, ove veniva concentrato il carbone vegetale prima di lasciare la foresta su carri trainati da buoi o, in qualche caso, su piccoli convogli ferroviari. Il nome proprio che si accompagna talvolta al sostantivo indica invece il nome degli industriali boschivi che procedettero alle utilizzazioni forestali.
L’attività interna delle imprese era semplice ma funzionale. Ogni impresa era costituita da un certo numero di compagnie di carbonai (con 2-6 operai) che dipendevano direttamente dall’impresario. Vi era il “capomacchina”, che dirigeva i lavori, il “capo imposto” che sovraintendeva all’ammasso del carbone a alla contabilità, il ”dispendiere” che provvedeva a viveri e alla dispensa. I ruderi delle vecchie dispense, fabbricati presso cui venivano concentrati la legna ed il carbone prima del trasporto per i luoghi di smercio, sono la testimonianza dell’intensa attività di taglio svoltasi nelle foreste della Sardegna tra la fine del secolo scorso e i primi decenni del ’900.
I Tafoni
I tafoni sono delle cavità nella roccia, possono avere l'aspetto di piccoli fori, denominati alveoli, o di ampie cavità. Questo fenomeno interessa principalmente alcuni tipi di rocce come l'arenaria o il granito. Il tafone, che prende il suo nome dal greco taphos (tomba) o dal corso Taffonare (praticare fori), solitamente presenta delle pareti lisce ed è diffuso in diverse parti del mondo, è frequentemente riscontrabile nelle aeree costiere e nelle zone aride e desertiche.
La Sardegna è la regione italiana dove è maggiormente concentrata questo tipo di formazione geologica. Vi sono diverse ragioni all'origine dei tafoni come l’erosione eolica (corrasione), l’erosione dovuta all’azione del sale, o l‘azione combinata di questi due fattori. Altre cause possono essere le differenze nella coesione interna e nella permeabilità della roccia arenaria, e la differenza di durata del periodo secco da quello umido. Tutto ciò dà spesso origine a fantasiose forme di scultura naturale. L’utilizzazione dei tafoni, come abitazioni e come sepolture, è attestata dalla preistoria fino ai nostri giorni, tanto che queste cavità hanno offerto un ricco bagaglio di contenuti culturali, materiali ed etnici.